Scienza e Sacra Scrittura hanno più cose in comune di quanto non si pensi. La scrittrice Elena Loewenthal fa scoprire al Festival il potere creativo della parola di Dio e delle parole degli scienziati
Inizia dal commento del libro biblico della Genesi il percorso di Elena Loewenthal nelle suggestioni del testo sacro, non troppo diverse da quelle suscitate dal modo in cui la scienza usa il linguaggio per formulare le proprie ipotesi.
Introdotta da Silvio Viale, in rappresentanza del Salone Internazionale del Libro di Torino, la scrittrice pluripremiata si sofferma sul significato dei termini ebraici e riflette sulla consapevolezza e sulla percezione che abbiamo del tempo. “Avere immagini di grandissima suggestione e non capirle fa parte del fascino che esse stesse esercitano – dice Loewenthal, mostrando l’esuberanza della Creazione – L’opera frenetica di Dio è molto suggestiva: l’immagine del mondo che si fa così in fretta”
La lingua ebraica sa essere aspra e avara di spunti, ma all’inizio della Genesi c’è abbondanza, secondo Loewenthal, e ci sono pochi spazi bianchi, che vanno intesi “come il negativo delle pellicole di una volta – ricorda l’autrice – come uno spazio di interpretazione, come la realizzazione della libertà di trovare quello che nel testo c’è, ma non è stato scritto”.
L’inizio della Bibbia è sicuramente uno dei testi più commentati e più esplorati, ed è anche quello che, con una lettura quanto più vicina possibile alle parole usate, sembra avere gli spazi bianchi più sottili. Dal brano della creazione emerge che l’opera di Dio è opera d’ordine, di separazione tra luce e tenebre, giorno e notte, e così via.
Ma prima cosa c’era? Il testo biblico è molto ambiguo a questo proposito: “La creazione ha come presupposto il ritrarsi del divino. Letteralmente dall’ebraico ‘la contrazione di Dio che fa spazio al mondo’, un mondo che inizia con ‘uno spasmo divino, che crea il male ancor prima del mondo stesso’”.
Nasce così anche l’idea che il compito dell’umanità sia quello di “riparare il mondo”, per via di questa necessaria e dolorosa mancanza di Dio, che lascia posto al mondo creato.
Loewenthal ricorda che Albert Einstein affermava che “la scienza è quella cosa che se qualcuno ti dimostra che hai sbagliato, sei contento”. “Il grande privilegio dello scienziato è quello di essere smentito e superato da quello che viene dopo” dice la scrittrice, che si ritrova in queste parole anche nel suo mestiere di traduttrice. Ma al contrario rispetto al concetto espresso dalle parole di Einstein, la fede è verità assoluta, significa essere sempre uguali nella fiducia in Dio, senza mutamenti.
Esiste comunque un punto di contatto, sostiene Loewenthal, esiste un legame tra narrazione biblica e narrazione scientifica: la Parola. Tutto si fa con la parola: Dio crea con le parole e la scienza costruisce teorie con le parole. Entrambi circoscrivono a modo loro la realtà.
È disponibile la registrazione integrale dell'incontro.