L'azione dello scrivere è scientifica. Un percorso attraverso i classici della letteratura, tra i problemi tecnici ed etici della scienza, materia viva di storie immortali
Che cos’hanno in comune letteratura e scienza? Come entra quest’ultima nelle storie che raccontiamo? Ha provato a rispondere lo scrittore Marcello Fois al Circolo dei Lettori, durante l’incontro “Progresso tecnico e tecniche del progresso nella narrativa di Poe, Stevenson e Wells”.
La scrittura è sempre un’azione scientifica, dal momento che “un romanzo non è fatto solo dalla storia che racconta – dice Fois - ma è il frutto di una precisa equazione tra grammatica, scrittura e tecnologia. Non esiste nessun grande libro che non sia stato progettato”.
Quando gli scrittori si divertono a trattare la realtà come un oggetto di studio scientifico e la ricombinano, riescono a prevedere inaspettatamente il futuro.
È quello che succede nel racconto La verità sul caso Valdermar di Edgar Allan Poe, dove il protagonista, appassionato di scienza, decide insieme a un amico medico di fare da cavia per un esperimento premorte. L'opera scritta diventa “un’occasione per riflettere sull’inutilità di cercare di manipolarla natura e la biologia” dice Fois.
O ancora L’isola del dottor Moreau di H.G. Wells, che può essere letto come un vero e proprio trattato di etica della scienza. “In questo romanzo di Wells viene offerto un punto di vista ben preciso riguardo a temi controversi come l’eutanasia – spiega Fois - Tutta la narrazione è impostata sulla responsabilità che lo scienziato ha nei confronti dell’umanità. L’autore non si è limitato ad analizzare la realtà, ma ha immaginato un possibile sviluppo della scienza medica. La letteratura non dà risposte, ma lavora sul dubbio proprio come la scienza, perché le idee passano attraverso la comunità e influenzano quello che viene dopo”.
Comunità letteraria e comunità scientifica hanno lo stesso valore universale e allora la distanza tra umanisti e scienziati si accorcia: “Per lungo tempo la narrativa è stata un veicolo di progresso tecnologico - conclude Fois - Gli scrittori classici hanno sempre avuto la consapevolezza che scrivere significava applicare una tecnica rigorosa alle parole. I formalisti russi erano dei veri e propri matematici della lingua. Il risultato dell’accostamento tra una mente umanistica e una mente scientifica è l’uomo di cultura a tutto tondo”.
Francesca Sorrentino (futura.news)
La registrazione integrale dell'incontro