“Software Heritage” è un progetto di Roberto Di Cosmo per archiviare tutti i codici sorgente di tutti i software esistenti. Un lavoro mastodontico iniziato nell’estate del 2015
Non si può certo definire banale la lezione che Roberto Di Cosmo ha tenuto al Festival. In parte per il linguaggio, che tra software, codici e algoritmi, necessita di un background per addetti ai lavori. Ma è il suo progetto “Software Heritage” a rendere unico lo spazio che il Politecnico gli ha riservato.
Docente alla Normale di Parigi e francese d’adozione da oltre trent’anni, Di Cosmo ama definirsi “un prodotto autentico dell’istruzione pubblica italiana” per la sua laurea in informatica conseguita all’Università degli Studi di Pisa. Nel corso degli anni ha intrapreso una battaglia per sensibilizzare l’opinione pubblica e le nuove generazioni sull’importanza del software libero. Ossia sulla possibilità di rendere pubblici i “codici sorgente” che stanno alla base dei software che quotidianamente usiamo per le più svariate necessità. Ogni smartphone, ogni azienda, ogni aspetto della nostra esistenza che abbia a che fare con la società digitale parte da un software che ne definisce le caratteristiche. “Software è tutto ciò che ci circonda - spiega Di Cosmo - è la mediazione tra noi uomini e l’informazione numerica e digitale”.
“Software Heritage” vuole essere un’immensa infrastruttura pubblica e accessibile a tutti, dove immagazzinare i codici sorgente di tutti i software esistenti. Un lavoro mastodontico anche solo da immaginare. Ma non per Di Cosmo, che ha iniziato nell’estate 2015 e passo dopo passo sta creando una realtà da cui oggi sembra difficile poter prescindere. Nel 2017 ha firmato un accordo con l’Unesco per la pubblicazione dei codici sorgente di tutte le attività di salvaguardia del patrimonio nel mondo. Oggi il Governo francese consulta regolarmente “Software Heritage” per vagliare gli enti con cui relazionarsi e verificare la loro predisposizione al software libero. “Ma i problemi – spiega Di Cosmo – sono ancora molti. Noi siamo una realtà ormai affermata ma la sfida dev’essere pubblica e collettiva. Non esiste ancora un catalogo, un archivio globale su cui costruire un patrimonio di dati comune. E uno step ancora più importante sarà risalire ai codici sorgente di tutti i software progettati in passato”.
Lui stesso è consapevole degli ostacoli che incontrerà. I metodi di programmazione dei decenni scorsi spesso non sono stati tramandati e in molti casi neanche salvati o conservati. Ma proprio per questo Roberto Di Cosmo ama ripetere una frase che Thomas Jefferson disse nel 1802 dopo l’incendio alla Library of Congress, la biblioteca nazionale degli Stati Uniti d’America da lui fondata: “Inutile piangere ciò che è bruciato. Bisogna interessarsi a ciò che è rimasto, non va chiuso e nascosto ma ne vanno fatte molte copie per far sì che nessun incendio possa mai distruggerlo”.
Federico Casanova (futura.news)
La registrazione integrale dell'incontro