Lezione del Rettore del Politecnico, Guido Saracco, sul futuro della tecnologia, tra etica, politica e formazione
“Bisogna fare ricorso ad ogni nostra energia per vincere la lotta ai cambiamenti climatici”. Così il Rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, ha aperto il suo incontro al Festival della Tecnologia. Che la sfida sia importante e causata soprattutto dall’azione umana lo dimostrano i dati: “Il nostro mondo si basa sostanzialmente su energia fossile, che rappresenta il 78.3% di quella che produciamo. Il 2.5% è nucleare e per il resto è creata da sistemi rinnovabili, ma una gran parte di questa energia rinnovabile proviene dalla combustione della legna, che inquina”, ha continuato il Rettore. Questa situazione ha portato ad un graduale aumento delle temperature medie, con un picco di 0,84 gradi in più nel 2016, ma soprattutto a molte giornate particolarmente calde, quelle che scatenano fenomeni catastrofici ad ampio raggio: “La siccità siriana tra 2005 e 2010, ad esempio, ha riversato 7.6 milioni di migranti verso le città. Questo, unito agli attriti sociali, ha portato alla guerra civile e a 4.6 milioni di persone che sono emigrate in Europa”.
Per combattere i cambiamenti climatici molti Paesi del mondo hanno firmato nel 2015 gli accordi di Parigi, che impongono di azzerare tutte le emissioni di gas serra entro il 2050, “cioè sviluppando nuove tecnologie tre volte più velocemente di quanto fatto negli ultimi trent’anni”, ha detto Saracco.
Ma non sempre le soluzioni escogitate dai governi hanno funzionato: “Macron ha pensato di tassare il carburante e ha aizzato la rivolta dei gilet gialli. In Italia si sta pensando di introdurre la plastic tax. Ma senza la possibilità reale per le industrie di utilizzare plastica non inquinante, diventa un prelievo sanguigno che non modifica la situazione”. La Cina invece sta facendo passi da giganti, “presto saranno all’avanguardia e gli studi dicono che le città in cui si vivrà meglio saranno quelle cinesi, anche se al prezzo di compromessi sui diritti e sul lavoro”.
Esiste allora una soluzione?
Secondo Giudo Saracco “mai come ora le tecnologie condizionano la vita di persone e società. Sarà la creatività dei ragazzi e dei nuovi ingegneri ad avviare il cambiamento. Bisogna partire dalla formazione. Le aziende ora sono sensibili a questo tema, perché sanno che si va in questa direzione e
bisogna fare in modo di avere il massimo risultato”. Allo stesso tempo però “bisogna risposare lo spirito di Adriano Olivetti e della comunità che aveva creato nella sua azienda. Cresceva portando con sé il benessere dei dipendenti e redistribuendo la ricchezza prodotta, senza nascondersi dietro all’affermazione che il mercato si autoregola”.
Jacopo Tomatis (futura.news)