L'economista esperto di antitrust guida il pubblico del Festival nel labirinto delle Big Tech
Al Festival, l’esperto mondiale dell’antitrust Tommaso Valletti, già capo economista della Direzione generale della concorrenza della Commissione Europea a Bruxelles, accompagna il pubblico in un viaggio nelle regole dell’antimonopolio e dei misteri dei giganti della rete, le Big Tech.
Valletti di recente è stato nominato nel board della Financial Conduct Authority, ma il suo percorso parte nel 1999, quando si laurea in Ingegneria al Politecnico di Torino: “Allora due economisti, Carl Shapiro e Hal Varian, pubblicavano il libro ‘Information rules’: una raccolta di casi studio su cosa stava succedendo nella Silicon Valley, la promessa di un mondo meraviglioso. Una promessa di democrazia”.
Da studioso, o meglio, da “nerd”, come si è definito Valletti, si mise allora alla ricerca di dati, in Inghilterra: “Dimostrammo che Internet ha un impatto sulla partecipazione politica, riducendo drasticamente le percentuali di voto - cosa non vera solo se sei ricco, anziano o hai un titolo di studio elevato - un drammatico impatto sui media, visto che la rete dà alle aziende la possibilità di una promozione più efficace perché più targettizzata, e sulle scelte delle persone”.
Valletti spiega che l’aumento della concentrazione di aziende nelle mani delle grandi compagnie, tramite acquisizioni – come successo a Facebook con Whatsapp e Instagram - ha causato un aumento della diseguaglianza: “Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft si sono tutte almeno avvicinate, e alcune di loro hanno superato, il valore di mercato di un trilione di dollari”. Una crescita coincisa con problemi di antitrust. Ricordiamo i casi Apple tax, Google Shopping, Google Android, Google AdSense, Amazon Marketplace. Al contrario degli altri giganti, ha spiegato Valletti, Microsoft, dopo le note vicende legate a Netscape e Windows Media Player è uscita dai radar dell’antitrust negli ultimi vent’anni.
La competizione, sottolinea Valletti, è importante perché “gli oligopoli hanno alzato il costo del paniere dei beni e servizi di una famiglia tipo dal 5 al 10 per cento. Il ritorno a una competizione sana permetterebbe un risparmio diretto di almeno 300 euro al mese per nucleo famigliare. In Italia il risparmio diretto ammonterebbe a 90 miliardi all’anno. Il prodotto interno lordo privato crescerebbe in Italia di circa 150 miliardi di euro all’anno”.
Il cerchio si chiude con un’analisi delle premesse del libro di Shapiro e Varian del 1999, tenendo conto del fatto che Varian nel frattempo è diventato capo economista di Google: “L’Internet teorizzato allora era fatto di connessioni, ricerca razionale, basso costo delle transazioni, informazione, dinamismo, democrazia – ricorda Valletti - nella pratica si è tradotto in isolamento, zero clic per chi compare nella pagina due di Google, dove si trovano i risultati non sponsorizzati, briglie, e mettiamo anche dei punti interrogativi su informazione, dinamismo e democrazia”.
Altri fattori in gioco sono le acquisizioni, la privacy dei dati personali e in particolare di quelli sanitari, l’approccio opposto delle città, per esempio quello di Toronto, che concede 12 acri di terreno a Google per sviluppare le proprie strutture, o di Barcellona, che prende le decisioni consultando cittadini e aziende sul portale “Decidim” e fornisce accesso aperto ai dati, dopo averli resi anonimi.
In concreto, alla base del problema c’è l’algoritmo, cioè il business model delle aziende: un primo esempio citato da Valletti è quello dei video di YouTube riguardanti bambini mostrati a pedofili; l’altro, quello di Cambridge Analytica.
“Vi auguro che il vostro viaggio, lontano o vicino, fisico o nella testa, sia il vostro viaggio personale”, ha concluso Valletti. Un invito all’autonomia e a all’indipendenza, da cogliere per imparare a confrontarsi con i giganti del web.
Adriana Riccomagno (futura.news)