Pochi sanno che la sorte del secondo conflitto mondiale si decise nel laboratorio di crittografia e decifrazione dei codici allestito nella campagna inglese, dove Alan Turing e una squadra di scienziate donne combattevano la prima battaglia informatica della storia
“The Imitation Game” è un film del 2014 di Morten Tyldum, con protagonista Benedict Cumberbatch, vincitore del Premio Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Racconta la storia del genio matematico Alan Turing e mostra sul grande schermo un luogo quasi sconosciuto, ma di fondamentale importanza per le sorti della Seconda Guerra Mondiale: Bletchley Park, ovvero la sede del reparto di crittoanalisi e crittografia del governo britannico.
Conosciuta anche come “Stazione X”, nella tenuta di Bletchley Park si combatteva la guerra segreta dei codici e delle informazioni cifrate, con oltre 200 macchine da decriptazione al servizio di Turing e della sua squadra - composta anche da molte donne - protagonista sconosciuta della vittoria sulle forze dell’Asse.
Al Festival, Vittorio Pasteris – giornalista e segretario del MUPIN, il Museo Piemontese dell’Informatica – spiega che raccontare la storia di Bletchley Park serve per ripercorrere eventi che “hanno avuto un impatto non banale sulla storia della guerra e dell’umanità”. La storia della corsa contro il tempo di Turing e degli altri esperti di informatica primordiale per scoprire il codice della fantomatica macchina “Enigma”, usata dai nazisti per trasmettere informazioni cifrate. Ma anche l’occasione per parlare della vita di Turing e della sua fine tragica: condannato per il reato di omosessualità e morto suicida in seguito alle persecuzioni subite.
Le immagini del documentario della BBC su Bletchley Park fanno da sottofondo all’incontro, durante il quale Marte Regge – informatica e sviluppatrice – parla del ruolo delle donne in quella battaglia oscura. Vennero introdotte in segreto a Bletchley Park - “un posto dove si usa il cervello” spiega Regge usando gli stereotipi dell’epoca – un ambiente molto diverso da quello triste e monotono vissuto dalle ragazze dell’epoca. Le scienziate della “Stazione X” erano “toste, libere, autonome, colte – sottolinea Regge – che volevano fare qualcosa di importante per il loro Paese e per loro stesse”.
Il lavoro a Bletchley Park non era facile e prevedeva grandi responsabilità per tutti e tutte. Il personale era costretto a turni massacranti: infinite sessioni di decrittazione e interpretazione dei messaggi ottenuti. Il fondamentale lavoro di intelligence metteva tutti sullo stesso piano, uomini e donne.
In conclusione dell’incontro, il professor Umberto Cerruti - docente di Algebra all’Università degli Studi di Torino – tiene una vera e propria lezione di crittografia, spiegando come esista “un filo di pensiero crittografico che lega l’antichità ai nostri giorni”. Dal codice Atbash – cifrario di sostituzione monoalfabetica che si è evoluto nei secoli grazie all’uso costante da parte di civiltà diverse – fino al lavoro di schematizzazione svolto dal genio Leon Battista Alberti nel 1400. Cerruti illustra anche il funzionamento proprio della temuta Macchina Enigma e dell’elaboratore Colossus, ideato da Tommy Flowers a partire dal Banburismus, la macchina progettata da Alan Turing per sonfiggere Enigma. La scoperta per il pubblico è che i concetti alla base di Enigma e della macchina di Turing sono usati ancora oggi in ambito tecnologico.
Bletchley Park è stato uno dei laboratori tecnici e di esperienze che hanno influenzato lo sviluppo dell’informatica e della programmazione nei decenni a seguire, fino ai giorni nostri. Un futuro che all’epoca era tutt’altro che prevedibile e realizzatosi anche grazie all’eccezionale segretezza del lavoro, come spiega Roberto Dadda – ergonomo delle interfacce e docente al Politecnico di Milano – “Bletchley Park ci insegna che anche se una cosa sembra impossibile, bisogna sempre provarci”.
È disponibile la registrazione integrale dell'incontro.