L'economista esperto di antitrust guida il pubblico del Festival nel labirinto delle Big Tech

Dom, 10/11/2019 - 17:50

Al Festival, l’esperto mondiale dell’antitrust Tommaso Valletti, già capo economista della Direzione generale della concorrenza della Commissione Europea a Bruxelles, accompagna il pubblico in un viaggio nelle regole dell’antimonopolio e dei misteri dei giganti della rete, le Big Tech.

Valletti di recente è stato nominato nel board della Financial Conduct Authority, ma il suo percorso parte nel 1999, quando si laurea in Ingegneria al Politecnico di Torino: “Allora due economisti, Carl Shapiro e Hal Varian, pubblicavano il libro ‘Information rules’: una raccolta di casi studio su cosa stava succedendo nella Silicon Valley, la promessa di un mondo meraviglioso. Una promessa di democrazia”.

Da studioso, o meglio, da “nerd”, come si è definito Valletti, si mise allora alla ricerca di dati, in Inghilterra: “Dimostrammo che Internet ha un impatto sulla partecipazione politica, riducendo drasticamente le percentuali di voto - cosa non vera solo se sei ricco, anziano o hai un titolo di studio elevato - un drammatico impatto sui media, visto che la rete dà alle aziende la possibilità di una promozione più efficace perché più targettizzata, e sulle scelte delle persone”.

Valletti spiega che l’aumento della concentrazione di aziende nelle mani delle grandi compagnie, tramite acquisizioni – come successo a Facebook con Whatsapp e Instagram - ha causato un aumento della diseguaglianza: “Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft si sono tutte almeno avvicinate, e alcune di loro hanno superato, il valore di mercato di un trilione di dollari”. Una crescita coincisa con problemi di antitrust. Ricordiamo i casi Apple tax, Google Shopping, Google Android, Google AdSense, Amazon Marketplace. Al contrario degli altri giganti, ha spiegato Valletti, Microsoft, dopo le note vicende legate a Netscape e Windows Media Player è uscita dai radar dell’antitrust negli ultimi vent’anni.

La competizione, sottolinea Valletti, è importante perché “gli oligopoli hanno alzato il costo del paniere dei beni e servizi di una famiglia tipo dal 5 al 10 per cento. Il ritorno a una competizione sana permetterebbe un risparmio diretto di almeno 300 euro al mese per nucleo famigliare. In Italia il risparmio diretto ammonterebbe a 90 miliardi all’anno. Il prodotto interno lordo privato crescerebbe in Italia di circa 150 miliardi di euro all’anno”.

Il cerchio si chiude con un’analisi delle premesse del libro di Shapiro e Varian del 1999, tenendo conto del fatto che Varian nel frattempo è diventato capo economista di Google: “L’Internet teorizzato allora era fatto di connessioni, ricerca razionale, basso costo delle transazioni, informazione, dinamismo, democrazia – ricorda Valletti - nella pratica si è tradotto in isolamento, zero clic per chi compare nella pagina due di Google, dove si trovano i risultati non sponsorizzati, briglie, e mettiamo anche dei punti interrogativi su informazione, dinamismo e democrazia.

Altri fattori in gioco sono le acquisizioni, la privacy dei dati personali e in particolare di quelli sanitari, l’approccio opposto delle città, per esempio quello di Toronto, che concede 12 acri di terreno a Google per sviluppare le proprie strutture, o di Barcellona, che prende le decisioni consultando cittadini e aziende sul portale “Decidim” e fornisce accesso aperto ai dati, dopo averli resi anonimi.

In concreto, alla base del problema c’è l’algoritmo, cioè il business model delle aziende: un primo esempio citato da Valletti è quello dei video di YouTube riguardanti bambini mostrati a pedofili; l’altro, quello di Cambridge Analytica.

“Vi auguro che il vostro viaggio, lontano o vicino, fisico o nella testa, sia il vostro viaggio personale”, ha concluso Valletti. Un invito all’autonomia e a all’indipendenza, da cogliere per imparare a confrontarsi con i giganti del web.

Adriana Riccomagno (futura.news)