Il teorico dei media Peppino Ortoleva presenta i miti a bassa intensità, che circondano la vita - e la scienza - dell'umanità contemporanea

Lun, 11/11/2019 - 16:26

La scienza e la tecnica hanno ucciso ogni mito. Spesso si sente ripetere questa frase, ma davvero la nostra civiltà può fare a meno dei miti? Secondo Peppino Ortoleva - teorico dei media e autore del libro Miti a bassa intensità - “tutte le epoche hanno prodotto miti e ne hanno bisogno, compresa la nostra, ma non tutte hanno gli stessi miti. I miti esistono ancora, perché scienza e tecnica non rispondono a tutte le domande, come ‘cosa succederà oltre la morte?’ oppure ‘esistono esseri superiori?’ a cui i racconti mitici rispondono”.

Il mito è una delle strutture fondamentali dell’uomo, perché “fa da ponte tra il vissuto e ciò che sta oltre, il cosmo. Non parla della vita ordinaria, ma la collega con ciò che va al di là” dice Ortoleva.

Quelli che produce la società contemporanea sono miti a bassa intensità. “I miti moderni sono diffusi da strumenti diversi dall’oralità – ha detto Ortoleva – come i mezzi di comunicazione di massa. I miti contemporanei sono ambientati nel nostro stesso mondo e come protagonisti hanno soprattutto esseri umani. Sono a bassa intensità, nel senso che avvicinano a noi ciò che sta oltre il mondo.

In questa categoria rientrano anche miti in cui molte persone hanno creduto: “Un esempio è il mito della rivoluzione – spiega Ortoleva - È un grande racconto ambientato nel futuro, che spiega come si possano portare sulla terra, in mezzo a orrori e guerre, l’uguaglianza, la felicità e il benessere a tutti. L’altro è l’amore. È il mito che ci circonda più di tutti. È il sogno di proiettare la nostra vita ordinaria nella felicità e nell’incontro con una persona che ci cambia profondamente l’esistenza”.

Anche la scienza e la tecnica hanno i loro miti e i loro eroi, come le figure del genio e dell’inventore. Secondo Ortoleva: “il genio è l’essere che sta a metà tra noi e la scintilla divina della creazione, che vede nel mondo quello che gli altri non vedono. L’esempio è Leonardo da Vinci, ma lo sono anche personaggi come Steve Jobs, Thomas Edison, Nikola Tesla e Guglielmo Marconi. Gli eroi del nostro tempo sono i geni, che ci permettono di superare i nostri limiti. Come i recordman, stanno alla frontiera tra quello che gli umani sanno o non sanno fare. Rappresentano la possibilità di andare oltre”.

Per Ortoleva, il mito è una dimensione che oggi ci circonda completamente: “Anche la scienza parte dall’immaginazione, che può essere mitica, ma poi viene verificata. Il mito non si ferma mai, è una delle dimensioni della nostra vita perennemente dinamica”.

A cosa serve studiare i miti? “È utile per farci un quadro più preciso del sistema delle credenze in cui viviamo – risponde Ortoleva - Ci sono credenze religiose, superstiziose, scientifiche, paradigmi a cui ci viene chiesto di credere. Ci sono poi i miti, un tipo di spiegazione che ci diamo, e non sono stupidi o falsi per principio, ma sono una parte delle credenze che ci circondano. Bisogna criticarli, ma senza volerli eliminare”.

Jacopo Tomatis (futura.news)