La tecnologia può aiutare la cultura nel miglioramento dell'offerta e della fruizione da parte del pubblico. Il rischio è la perdita di posti di lavoro

Sab, 9/11/2019 - 19:00

Il rapporto tra conservazione del patrimonio museale e innovazione tecnologica è fondamentale per migliorare la comunicazione da parte degli enti e aumentare l’impatto dell’offerta culturale. Tuttavia i musei fanno fatica a sostenere la rapida evoluzione delle tecniche informatiche.

“Ormai i musei vivono una doppia realtà – spiega Daniele Jalla, consigliere dell’ICOM, International Council of Museums per l’Italia – Da una parte esiste la versione reale e cartacea, nata insieme al museo, che conserva parte della sua storia fino all’avvento della fotografia, che permise esperienze diverse. Dall’altra c’è la versione digitale, di cui gli enti museali non possono fare a meno”.

La digitalizzazione del patrimonio non può essere ignorata e, anzi, consente all’industria della cultura di aprirsi nuove prospettive di mercato, si potrebbe dire usando il lessico imprenditoriale. Il pubblico dei musei vive sempre di più online e bisogna essere online anche per conquistare nuove tipologie di visitatori, per esempio nella fascia giovane della popolazione. “I musei devono produrre cultura e produrre lavoro – sottolinea Guido Curto, direttore della Reggia di Venaria – senza vivere fuori dalla nostra epoca digitale”.

Proprio la sfida del lavoro e della produzione culturale costituisce il cuore del problema tecnologico nei musei. Serve il giusto equilibrio tra sostenibilità e capacità di generare un servizio efficace.

Sergio Pace - docente di Storia dell’Architettura e Referente per i Servizi Bibliotecari, Archivistici e Museali al Politecnico di Torino – cita non a caso il Premio Nobel Joseph Stiglitz, ospite d’onore all’inaugurazione del Festival, dicendo che “Molte tecnologie non sono soltanto un grande vantaggio di chi le usa, ma mettendole in moto rischiano di creare disoccupazione”.

Per evitare che la cultura non sia un lusso, o peggio un onere superfluo, bisogna studiare l’impatto delle tecnologie e nuovi modelli di business. “La tecnologia può rischiare di ridurre il personale dei musei e, in generale, del comparto cultura – dice Patrizia Petitti, coordinatrice regionale ICOM - ma permette anche un netto miglioramento dell’offerta culturale e della fruizione da parte del pubblico”.

Un nodo difficile da sciogliere, che coinvolge in profondità l’utilizzo delle risorse economiche, molto spesso pubbliche. La soluzione non può arrivare che da una sinergia più sviluppata ed efficiente tra tutti i partner coinvolti nel sistema culturale nazionale e internazionale.

La registrazione integrale dell'incontro