La mostra sulla storia della ditta Olivetti è l'occasione per discutere al Festival del rapporto tra essere umano e macchina. Il lavoro umano è obsoleto? L'innovazione può essere dannosa? La storia dell'ingegneria può guidarci nel futuro?

Sab, 9/11/2019 - 21:00

Olivetti ha attraversato la storia dell’ingegneria e dello sviluppo industriale in Italia fin dal principio e rappresenta una chiave di lettura affidabile per interpretare l’arrivo delle nuove tecnologie nel nostro Paese.

Al Festival in particolare, Olivetti porta la sua cultura dell’innovazione, con la mostra “Dalla P101 al 5G: una #StoriaDiInnovazione”, che ripercorre anni di invenzioni e cambiamenti culturali. Ma qual è l’approccio di un’impresa storica come Olivetti nei confronti, per esempio, del 5G? Ne parlano Derrick De Kerckhove, Gaetano Di Tondo, Pier Paolo Peruccio e Paolo Verri in un incontro che vuole immaginare il futuro a partire dalle radici del passato.

“La storia di Olivetti è una ruota che gira – dice Gaetano Di Tondo, Vice Presidente di Olivetti e Presidente dell’Archivio Storico Olivetti – Una storia di contaminazione tra epoche, una specie di ‘ritorno al futuro’ che viviamo ancora oggi”. Le sfide di un tempo erano i primi computer e le macchine virtuali. Oggi viviamo in “smart cities”, connesse giorno e notte; siamo circondati da informazioni e cerchiamo di interrogare i Big Data; siamo nell’era dell’industria 4.0, dell’influenza della tecnologia sulla sanità. In questo panorama futuribile il 5G si pone come un prospetto altamente invasivo se paragonato ad altre innovazioni, anche se è vero che “permette la democratizzazione delle idee – spiega Di Tondo – questo dimostra che dobbiamo sempre essere capaci di cercare il lato positivo delle cose”.

Derrick De Kerckhove – sociologo e giornalista - ricorda la lezione di Marshall McLuhan, innovatore delle teorie della comunicazione, e avverte: “Il rischio che corriamo è che l’identità personale si perda tra le innumerevoli connessioni, in un mondo che trascende quello reale. Bisogna sottolineare la differenza tra alfabeto e algoritmo. Quest'ultimo rimane una combinatoria di codici, non certo di significati. Nell’intelligenza artificiale non esiste alcuna traccia della nostra mente”.

Il 5G porta un cambiamento dello spazio e del tempo che ci circondano e va a toccare la sfera politica, l’identità del singolo associata al corrispondente “gemello digitale”. Proprio in questa criticità scatenata dall’arrivo della rete 5G si impone il pensiero alla base dell’impresa Olivetti: il connubio tra innovazione e sviluppo umano non può essere dimenticato.

Pier Paolo Peruccio, docente di Design al Politecnico, ripercorre la storia di innovazione della ditta di Ivrea, per sottolineare che questa volontà di creare mantenendo al centro l’essere umano si è mantenuta fino a oggi, anche con le difficili sfide che ci troviamo di fronte.

Il rapporto dell'umanità con la macchina e con la necessità di produrre è in conflitto con le esigenze dell’essere umano. Umanità in fabbrica significa riduzione dell’orario di lavoro, giorni liberi obbligatori, sistema di welfare aziendale, stabilità degli impieghi, assunzioni, ma vuole anche dire organizzazione più strutturata e miglioramento della tecnica all’interno della fabbrica. Tutte cose che la macchina non ha tra le sue priorità.

Il confronto tra macchina e lavoratore umano rischia di essere impari in termini di efficienza ed efficacia. Eppure De Kerckhove chiude l’incontro con un interrogativo pesante, che fa riflettere: “Possiamo fidarci di un pensiero che non pensa?”